22/06/16

Non scrivo come parlo

Sono di fronte al mio avversario. Ci è stato dato un tema da sostenere. Casualmente. 
Lui dovrà convincere il pubblico che educare con la violenza è qualcosa di positivo. Io, viceversa, dovrò persuaderlo che è necessario far crescere i nostri figli liberi e con un atteggiamento morbido. 
Non importa quale sia la nostra reale posizione. Dobbiamo immedesimarci, discutere, argomentare e affascinare. E non importa come. Ogni mezzo è lecito. Basta non menarsi, sì.
Questo accadeva non molto tempo fa durante un'attività di sfida argomentativa, e partendo da qui oggi vi parlo di due aspetti del nostro modo di comunicare su cui credo valga la pena di spendere qualche parola. 

Sempre più spesso mi accorgo di sentire una netta differenza tra il mio modo di esprimermi scrivendo e quello di quando parlo. La noto soprattutto durante discussioni impegnative come quella appena citata, quando c'è da avere prontezza nel ragionare e formulare risposte adeguate ed efficaci, e di pari passo devi tenere a bada tutte le emozioni che possono emergere e disturbarti, così da sfruttarle invece a tuo favore. Sapete: palpitazioni, agitazione, gestualità incontrollata, sudore alle ascelle o gambe che fanno giacomo giacomo...

Di questa disparità ne ho sempre avuto un sentore fin da quando a scuola dovevo fare verifiche scritte o interrogazioni a voce, preferendo le prime, che mi permettevano di non dover imparare una cantilena (quasi) a memoria da recitare davanti ai prof, ma di spiegare con calma e strutturare il discorso al meglio. Senza tirare in ballo per forza la scuola, la vedo anche giorno per giorno nel parlare quotidiano, attività che diamo molto per scontata ma che richiede una certa attenzione dato che oltre alle parole utilizziamo anche e soprattutto il linguaggio non verbale
Eh vabbè e che sarà mai direte voi? Beh, se sapeste che sveliamo molto più di quanto non vogliamo proprio con questo ''canale nascosto'' credo che qualche pensiero vi possa far venire. Di questo però ve ne racconta bene il Baol in questo suo post.

Ma c'è dell'altro. 
Quando affermo che non scrivo come parlo intendo anche dire che la scrittura porta a ragionare in maniera differente. Nel senso che quando ho un'idea in testa o un pensiero o una storia, più in generale un ragionamento, nel momento in cui lo stendo nero su bianco cambia, assumendo forme che prima non avevo minimamente preso in considerazione. Si arricchisce.
C'è un aspetto del blogging che proprio per questo mi piace: noi parliamo, riflettiamo e interagiamo confrontandoci proprio tramite la scrittura, che prima di tutto questo però mette in discussione le nostre stesse parole nel momento in cui le stiamo digitando. Se non ci credete provate. Provate a trascrivere qualcosa che avete per la testa e guardate se ciò che vi girava nel cervello è uguale a quel che viene sul foglio. Credo scoprirete particolari che prima non avevate previsto. 

Tempo fa comunque, proprio parlando di blogging, dissi che il blog è come una palestra perché aiuta a sperimentare stili diversi, da vedersi non solo come vezzi estetici, ma proprio al pari di alternative al solito modo di far lavorare la mente. Sempre rimanendo sulla scrittura, dovete sapere che c'è una grossa differenza persino tra quella digitale e manuale. Lo scrivere a penna, attività che si sta pian piano perdendo, attiva aree del cervello che favoriscono maggiormente l'apprendimento, aiutando a comprendere davvero la forza delle parole tramite la forma che si da loro col gesto della propria mano. Aiuta, di conseguenza, anche a leggere. Triste sapere quindi che la stiamo perdendo.
E sarà l'evoluzione, ok. Acquisteremo altre e differenti capacità. Ma è un peccato dover constatare che un'opportunità ricca come questa venga largamente snobbata per l'impiego sempre più invadente del digitale, che si afferma tra l'altro con contenuti a forma video piuttosto che scritta. E non è che lo dico io, eh!

Tutto questo comunque non per affermare una qualche superiorità della scrittura rispetto al parlato. Che poi anzi! Un bel corso di public speech e magari anche di teatro penso non possa farmi altro che bene, proprio per quella storia che vi dicevo della complessità di questo tipo di linguaggio.
Quel che volevo dire è che sono due canali differenti per esprimersi e impararSi, due mezzi diversi che possono quindi mutare uno stesso tipo di contenuto. E che dovremmo stare attenti a dar loro la giusta importanza. Magari recitando, magari scrivendo un blog o un testo su un foglio di carta, magari mettendoci davanti a una telecamera registrandoci.

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